Italiano
L'individuo viene abituato fin dalla più piccola infanzia a essere sotto un controllo visivo e non si sentirà mai perso e isolato nel nuovo panopticon digitale.
Un territorio elettronico all'interno del quale noi espletiamo le nostre funzioni, perdendo la possibilità di scomparire ed acquisendo l'unica possibilità di 'farci vedere'.
L'unico modo di sfuggire al controllo diventa quello dell'overload informativo, quello cioè di entrare in una dimensione di super esposizione ed apparire il più possibile. Il panopticon diventa modello e figura del potere nella società del terzo millennio. Un potere che non si cala più sulla società dall'alto, ma la pervade da dentro e si costruisce in una serie di relazioni che hanno degli epigoni negli strumenti di servizio dell'informazione.
Con l'ibridazione della Tv nel web si afferma allora una “prospettiva drammaturgica”: le istituzioni domestiche e professionali diventano simili a delle istituzioni teatrali in cui gli individui sono attori che recitano su un piano mediatico, di fronte ad un pubblico internazionale e locale. Gruppi di 'telespettAttori' che recitano su un piano mediale e virtuale proiettano il loro messaggio;
Il panopticon farà nascere delle coalizioni tra 'telespetattori' e tra i 'performers', il luogo di lavoro (o di prigionia?) acquisirà i caratteri di una messa in scena, basata su delle rappresentazioni della produzione del prodotto, e il gioco sociale si svilupperà nei passaggi che intercorrono tra il retroscena e la ribalta.
Lo slogan è il seguente: "Se non hai fatto nulla di sbagliato, non hai niente da nascondere". Ma nella dimensione drammaturgica che viene imposta dai nuovi media la progressione causale-narrativa di questa argomentazione è che solo le persone "cattive" hanno segreti, perciò, qualsiasi diritto alla privacy diventa argomento del sospetto.
E questo argomento di sospetto diventa contenuto dello spettacolo della realtà, che è ormai permeata di pedopornografi, terroristi, cospiratori e neocarbonari elettronici.
Qualsiasi diritto alla privacy diventa argomento del sospetto. E questo argomento di sospetto diventa contenuto dello spettacolo della realtà.
La sostanza di quello che avviene è che la moltitudine delle camere di sorveglianza e controllo obbligano l'individuo a diventare un performer di una storia a canovaccio dove l'unica salvezza è recitare sempre di più.
Inglese
In his essay “Discipline and Punish”, Michel Foucault argued that the modern world emerged alongside a technological power that can be found in asylums, in schools, in universities, in hospitals, in hospices and in prisons.
The individual is accustomed, from birth onwards, to be under some kind of visual control, and so never feels lost or isolated in the new digital panopticon.
In this electronic territory, within which we carry out our tasks, we lost the possibility to disappear, and we acquire the possibility of making ourselves be seen.
The only way to escape from this control is to use information overload – that is, to subject one’s self to massive exposure and to appear as much and as often as possible. The panopticon is model and form of power in Third Millennium society. It is a power that no longer descends from on high, but pervades the social body from within, and builds itself up across a multiple series of power relations that are based on any information carrier.
Now that television has been hybridized into the Web a “dramatic perspective” opens up: domestic and professional institutions become similar to the institutions of a theater in which individuals are actors reciting on a mediatic plane in front of an international and local audience. Groups of “telespectators” that themselves recite on a media and virtual plane project their message;
The panopticon gives birth to coalitions between the “telespectators” and the “performers.” The place of work – or imprisonment? – takes on the character of a mise en scene, based on representations of the production of the product. And the social game, meanwhile, develops along the passages that link backstage to the stage curtains.
The slogan is this: “If you haven’t done anything wrong, you have nothing to hide.” But the dramatic dimension that the new media impose on the causal narrative of this type of basic rule produces the implicit conclusion that only “bad” people have secrets, and so, any claim to a right to privacy becomes a sign of suspicion.
This logic of suspicion becomes the content of the spectacle of reality, a reality permeated by pedopornographers, terrorists, conspirators and electronic freemasons.
Any right to privacy becomes a matter of suspicion. And this logic of suspicion becomes the content of the spectacle of reality.
The gist of what happens is that the multitude of surveillance cameras oblige the individual to become a performer of an improvised story in which the only salvation is to keep on playing roles more and more.
francesco monico TV2.0 L'arte sullo Schermo, 2008
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